Come quando aspetti da tempo di poter scartare un regalo sognato, e ti rendi conto appena scartato che devi andare via, e devi lasciarlo li ancora impacchettato perché non hai tempo di giocarci...
Così questo blog, aperto sperando di poterci dedicare del tempo, mi trovi risucchiato in vortici più grandi di me...
Arriverà il tempo.
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"UNIVERSITA' DELL'IGNORANZA" CROSSOVER DA MILANO 1996
venerdì 28 novembre 2014
sabato 15 novembre 2014
venerdì 14 novembre 2014
Quando speri che sia la bionda con il seno a punta ad avere il posto vicino a te, finisci per ritrovarti il vikingo sudato ed enorme
Gio!!!!!! Ma ciao cosa ci fai qui?
Avrei voluto rispondere " vengo tutti i giorni qui alla maplensa prima di andare a Milano nel mio studio, faccio la fila come se dovessi imbarcarmi e quando sono davanti alla hostess le chiedo se mi sa indicare la toilette"
Invece ho risposto che prendevo il volo per helsinki.
"Anche io bene dai almeno facciamo il viaggio assieme"
Non sono un burbero asociale ma alle 8 di mattina dopo essere arrivato in aeroporto tre ore prima causa uno sciopero totale dei mezzi , assonnato e vestito troppo pensante, l'ultima cosa che volevo succedesse era proprio incontrare qualcuno di quelli che ti conoscono e parlano come se la sera prima eravate a cena insieme e invece io non mi ricordo dove l'ho visto e cerco furtivamente di leggere il suo nome dal documento che ha in mano.
Ho detto che andava bene solo che io poi proseguivo, non so perchè ho risposto cosi forse speravo desistesse sapendo che stavano assieme solo per la metà della mia tratta...e invece la cosa è stata controproducente e gli ho dato il la...
Bè adesso mi imbarco e spero nell'assegnazione di posti distanti.
Oggi un pó burbero e asociale in effetti lo sono.
giovedì 13 novembre 2014
martedì 11 novembre 2014
Dainamaita
Fuori piove ancora, perfetto.
Decido di cominciare il viaggio di ritorno verso casa a piedi, decido di camminare, dentro la città , di muovermici attraverso.
Seguo un tragitto parallelo ai mezzi pubblici che dovrei prendere, decido di andare avanti fino a quando mi sento.
Non ci si rende conto di quanta strada si possa fare camminando.
Ho bisogno di una colonna sonora,voglio qualcuno di questa città, ho un po' di opzioni appetibili, la scelta si concentra fra un paio, alla fine tolgo di mezzo la Vanoni, mi farebbe fermare alla prima panchina a guardare la città da troppo dentro, decido, indoddo le cuffie , faccio partire "1996 adesso" dei royale e cammino.
Ragazzini corrono , mi sfiorano, i loro zaini saltellano e rimbalzano contro le loro schiene.
Passa il tram che avrei dovuto prendere , ci guardo dentro, gente che chiude ombrelli, gente che guarda fuori dai finestrini opachi, gente che chiude il proprio mondo dentro i pochi pollici di schermo del proprio cellulare.
Sorrido ringraziando me stesso per la scelta di restare a terra.
Attraverso un quartiere satellite tutto palazzi e specchi, finto, cosi illuminato da sembrare spento.
Altra zona, quasi solo uffici e bar qui, una ragazza fuma davanti ad un portone, fuma scaldando la sigaretta, come se avesse un aereo da prendere di li a poco, non è vestita da star fuori, è stufa e stanca e chissà magari farà tardi in ufficio perchè dovrà fare una riunione verso sera, una riunione voluta dal suo capo che non ha una vita sua al di la di quell'ufficio e quindi si impegna a fare in modo che anche la vita dei suoi sottoposti diventi sempre più misera e faticosa.
Mi fermo nel primo bar che mi da l'idea di avere buone birre, quando ordino capisco d'essermi sbagliato.
Mi siedo in un tavolino ritondo appoggiato all'unica parete e scrivo sul mio cellulare quello che sto scrivendo prima di dimenticarmelo, non senza pensare alla mia ennesima manifestazione di incoerenza.
Ora provo a postarlo.
Adesso riprendo la mia strada, adesso ho già voglia di essere a casa, adesso prendo il tram.
Trombettisti allo sbaraglio
O: ehi ma ti sembra corretto?
G: (si gira osservando il suo attorno , si scosta le cuffie dalle oreccchie ne esce un suono metal forse un crossover anni 90, spegne il lettore)
O: ehi dico a te specie di reppettaro nostalgico!
G: (concentra l'attenzione, alla ricerca del vociare che sente, delle parole che gli arrivano alle orecchie, controlla se non sia una sorta di interferenza delle cuffie)
O: sono qui sotto ragazzo sono l'OMBRELLO!
G: scusa? (Guarda l'ombrello nel secchio, chiaramente non ci crede molto, pensa "Sti Fottuti funghetti di Pedro tornan su a distanza di giorni")
O: ...dicevo, ti sembra corretto che io sia qui, in un cestino della monnezza, per giunta mi ci piove dentro, nemmeno la premura di chiudermi tse!
È sempre cosi fino a che servi alle persone va tutto bene , ti chiudono le prime cinque o sei volta poi finiscono per stufarsi, per ritenerlo inutile, per credere che un ombrello valga un altro, che è meglio comprarne uno nuovo che riparare il vecchio.
Guardami, ti sembro un ombrello da buttare? Si ok mi si è stortato un braccetto ma diamine...stiamo parlando di un dannato braccetto.
G: (rassegnato e confuso comincia a parlare diretto verso l'ombrello, con qualche piccola pausa quando passa qualcuno a lui di fianco)
O: non preoccuparti della gente che passa, sei a milano fratello, piove, e sono le sei di sera ,nessuno si accorgerà di te e di me, vivono tutti in modo monocellulare, presi da chissà quale fretta, richiamati all'ordine da chissà quale priorità.
G: ok senti, io non lo so cosa vuoi da me, io manco li uso gli ombrelli, vedi ho il cappuccio della giacca mi basta coprire le cuffie e basta.
O: ahhh è un uomo duro lui, un gangstar di rozzangeles!!! (Risata ombrellonica)
G: oh mio dio mi sembra di essere sul set dell'uomo con due cervelli!!
O: hai visto quel film? Pensa che la voce di quel cervello è di una mia cara amica un ombrellone da spiaggia gran bell'ombrello.
G: oh andiamo ora basta cosa vuoi da me!
O: voglio che mi tiri su, voglio essere riparato e riparare ancora dalla pioggia, voglio continuare ad esserci...non è quello che vuoi anche tu?, continuare ad esserci?
G: Ok è andata, ti tiro su, ma smettila di parlare, la gente potrebbe non capire.
O: (si sente uno Sgrunt telometallico ma dal retrogusto felice)
...
...
...
...
O: Ehi fermati amico, ce n'è un altro li, fermati!
G: (si gira osservando il suo attorno , si scosta le cuffie dalle oreccchie ne esce un suono metal forse un crossover anni 90, spegne il lettore)
O: ehi dico a te specie di reppettaro nostalgico!
G: (concentra l'attenzione, alla ricerca del vociare che sente, delle parole che gli arrivano alle orecchie, controlla se non sia una sorta di interferenza delle cuffie)
O: sono qui sotto ragazzo sono l'OMBRELLO!
G: scusa? (Guarda l'ombrello nel secchio, chiaramente non ci crede molto, pensa "Sti Fottuti funghetti di Pedro tornan su a distanza di giorni")
O: ...dicevo, ti sembra corretto che io sia qui, in un cestino della monnezza, per giunta mi ci piove dentro, nemmeno la premura di chiudermi tse!
È sempre cosi fino a che servi alle persone va tutto bene , ti chiudono le prime cinque o sei volta poi finiscono per stufarsi, per ritenerlo inutile, per credere che un ombrello valga un altro, che è meglio comprarne uno nuovo che riparare il vecchio.
Guardami, ti sembro un ombrello da buttare? Si ok mi si è stortato un braccetto ma diamine...stiamo parlando di un dannato braccetto.
G: (rassegnato e confuso comincia a parlare diretto verso l'ombrello, con qualche piccola pausa quando passa qualcuno a lui di fianco)
O: non preoccuparti della gente che passa, sei a milano fratello, piove, e sono le sei di sera ,nessuno si accorgerà di te e di me, vivono tutti in modo monocellulare, presi da chissà quale fretta, richiamati all'ordine da chissà quale priorità.
G: ok senti, io non lo so cosa vuoi da me, io manco li uso gli ombrelli, vedi ho il cappuccio della giacca mi basta coprire le cuffie e basta.
O: ahhh è un uomo duro lui, un gangstar di rozzangeles!!! (Risata ombrellonica)
G: oh mio dio mi sembra di essere sul set dell'uomo con due cervelli!!
O: hai visto quel film? Pensa che la voce di quel cervello è di una mia cara amica un ombrellone da spiaggia gran bell'ombrello.
G: oh andiamo ora basta cosa vuoi da me!
O: voglio che mi tiri su, voglio essere riparato e riparare ancora dalla pioggia, voglio continuare ad esserci...non è quello che vuoi anche tu?, continuare ad esserci?
G: Ok è andata, ti tiro su, ma smettila di parlare, la gente potrebbe non capire.
O: (si sente uno Sgrunt telometallico ma dal retrogusto felice)
...
...
...
...
O: Ehi fermati amico, ce n'è un altro li, fermati!
G: Ohhh insomma basta, per chi mi ha preso, e poi ho la casa piccola...
O: (deluso fischietta una canzone, sembra essere "Colleghi Trascurati" di Paolo Conte.
G: Ti piace il Jazz, sai cos'è?
O: Amico ho cominciato la mia carriera sopra la testa di Red Allen, non venirmi a parlare di cosa è il Jazz.
G: Bene, allora forse andremo d'accordo.
lunedì 10 novembre 2014
...
Facile un pianoforte un violino e una bella voce...
Facile un cazzo.
Quando senti voci come questa, o come quella di R.Yamagata ti sento meno solo...
Oggi la pioggia regna sovrana il mio studio è preso d'assalto dal di dentro dalla voglia di venirne fuori.
Sto tagliando arance fin troppo fredde, ho liquido zuccherino sulla tastiera che produce lo stesso rumore di una passeggiata su di una pozzanghera in via d'estinzione.
Fuori passeggiano a mezz'aria ombrelli d'ogni colore, prevalenza di toni scuri, Milano a toni scuri non è seconda a nessuno.
Faccio nella testa un anteprima di quello che sarà il mio viaggio di ritorno per casa, i mezzi da prendere, le canzoni da selezionare, non ho libri con me, ed è la stessa sensazione che proverebbe un dirigente di azienda sapendo di aver lasciato a casa il suo cellulare.
Ma oggi un libro non è l'unica cosa che ho lasciato a casa, mi manca il rumore che ha fatto la coperta un secondo prima di quando me la sono tolta di dosso, poi ha fatto uno sbuffo semiserio come per dire che non ci stava, come per dire che la stavo scaldando per bene, come per dire Nooo non adesso.
Questo post non significa nulla, è scritto di fretta e non rispecchia il mio modo di essere.
La gente è pazza... e fin qui.
Non sono il personaggio più normale che ci sia in circolazione, e scrivo normale cercando di non dare una personale interpretazione alla parola, perché non risulterebbe oggettiva la mia visione del normale.
Ma ritengo d'essere abbastanza normale per poter dare giudizi in merito a molti argomenti.
In giro c'e' gente che sbadiglia la propria arroganza senza mettersi le mani davanti alla bocca.
Parlo di chi parla d'arte.
Parlo dei convinti fautori della teoria del IO VEDO COSE, CONOSCO GENTE, spacciatori di ego insomma.
Questi maestri del guardar dall'alto, volano sospinti da ascensionali correnti, correnti create da applausi spesso anche convinti, gli stessi che applaudono potranno dire IO C'ERO, e lo dicono, cavolo se lo dicono.
A questi dispensatori di cultura dico, fottetevi.
Faccio parte di una generazione non incastrata in nessuna fascia di tempo precisa, faccio parte di quelli che fanno, e lo fanno non certo per poi andar in giro a dire che Fanno.
L'arte fatta ad arte non fa per me, riconosco di far parte della parte messa da parte da quella parte che parte solo per prender parte.
Non sono il personaggio più normale che ci sia in circolazione, e scrivo normale cercando di non dare una personale interpretazione alla parola, perché non risulterebbe oggettiva la mia visione del normale.
Ma ritengo d'essere abbastanza normale per poter dare giudizi in merito a molti argomenti.
In giro c'e' gente che sbadiglia la propria arroganza senza mettersi le mani davanti alla bocca.
Parlo di chi parla d'arte.
Parlo dei convinti fautori della teoria del IO VEDO COSE, CONOSCO GENTE, spacciatori di ego insomma.
Questi maestri del guardar dall'alto, volano sospinti da ascensionali correnti, correnti create da applausi spesso anche convinti, gli stessi che applaudono potranno dire IO C'ERO, e lo dicono, cavolo se lo dicono.
A questi dispensatori di cultura dico, fottetevi.
Faccio parte di una generazione non incastrata in nessuna fascia di tempo precisa, faccio parte di quelli che fanno, e lo fanno non certo per poi andar in giro a dire che Fanno.
L'arte fatta ad arte non fa per me, riconosco di far parte della parte messa da parte da quella parte che parte solo per prender parte.
domenica 9 novembre 2014
Armiamoci e partite
"Decidi tu per me è lo stesso"
Ecco quando sento dirmi cosi mi piacerebbe rispondere che decido di non decidere.
Parliamone no?
Ci si vede cosi poco e cosi per poco che mi piacerebbe sapere cosa ti piace.
Stare con me?
Allora decidi come mi vuoi.
Oggi la gente che avevo per casa aveva sorrisi eterni, la piccola cerchia di amici e amiche mi stupisce ogni volta, la loro costanza di affetto nei miei confronti è impagabile.
Qualcuno ha provato anche a buttar giù una sorta di ultra anticipato piano ferie per l'estate.
Daniel vuole ritornare in grecia.
La Dany anche ma in un isola nuova.
Stavo per rispondere "decidete voi per me è lo stesso" mi son fermato in tempo, poco prima di spogliarmi della mia già precaria armatura d'incoerenza.
venerdì 7 novembre 2014
La felicità col manico
La sgamatezza di un tempo nel vestire di grafica e sciccherie un blog sembra andata persa, sapere che scrivevo sui blog quando questi erano solo testuali e quando per collegarmi alla rete usavo un vecchio nokia attaccato ad un 486 attraverso la porta infrarossi e con la password di accesso mensile trovata nei cd in allegato a riviste di informatica mi fa pensare.
Penso al tempo.
Penso al suo non prendersi pause, al suo continuo mettersi in gioco sfruttando pedine non sue, tracciati di binari presi a caso, penso al suo poggiarsi di schiena alle pareti sempre più sottili di un paesaggio perplesso.
Leggo libri da lire 6.
Libri da biblioteca, quelli che infili in un sacchetto di plastica mentre rovisti in una cantina che stai aiutando a sgomberare e li trovi dietro i 45 giri di musica folk in uno scatolone marcito dall'umidità , quelli che devi girarne le pagine con la cautela di un dottore che deve operare a cuore aperto avendo una chiave inglese come bisturi e una maschera da sub come occhiale da vista.
Va cosi.
Oggi.
giovedì 6 novembre 2014
Quelle che la vita...
Poi ci sono le donne belle, non quelle fighe, quelle belle.
Quelle che le senti dall'odore del profumo, quelle che giocano a tirar calci alle foglie secche mentre aspettano un tram, quelle che si aggiustano il cappotto per sedersi su una panchina, quelle che allacciamo premurose il giubbino di un figlio appena uscito da scuola sudato, quelle che ne avverti la tensione di una giornata andata male e che guardano comunque dritte al futuro, quelle che una vita migliore se la meriterebbero anche ma non danno mai a vedere d'aver problemi, quelle che leggono libri cartacei in metropolitana e usano sempre lo stesso inseparabile segnalibro che raffigura un gatto tigrato sdraiato su un termosifone, quelle che entrano in un bar e chiedono un caffè macchiato caldo e ti chiedono di passargli una bustina di zucchero normale, quelle che guardano le vetrine dei negozi per guardare le vetrine dei negozi e non per specchiarcisi dentro, quelle che la vita ha reso belle.
NumericaMente
Mi sto accorgendo sempre più spesso che sempre più spesso non mi accorgo delle cose.
I cambiamenti del mio attorno, gli spostamenti di importanze, le nuove forme di vita che si aggirano nei paraggi del mio studio, le strisce blu dei parcheggi dove fino a ieri potevo parcheggiare senza dover per forza pagare anche per tener la macchina ferma, le luci che filtrano attraverso gli alberi sempre più spogli.
E' come se stessi vivendo ovattato, come se una coltre nevosa sottile ma uniforme ricoprisse le ore e i giorni e i secondi del mio tempo.
Vado avanti, o forse sto andando leggermente in diagonale rispetto al non tracciato che mi ero prefisso di seguire, mi sembra di essere braccato dalla mia stessa ombra che possiede lineamenti diversi rispetto al mio corpo.
La cosa non mi dispiace.
Ieri sera ho provato a cucinare pasta al pesto con gamberetti senza assaggiare nulla e in nessun momento della preparazione...avrei dovuto farlo.
I cambiamenti del mio attorno, gli spostamenti di importanze, le nuove forme di vita che si aggirano nei paraggi del mio studio, le strisce blu dei parcheggi dove fino a ieri potevo parcheggiare senza dover per forza pagare anche per tener la macchina ferma, le luci che filtrano attraverso gli alberi sempre più spogli.
E' come se stessi vivendo ovattato, come se una coltre nevosa sottile ma uniforme ricoprisse le ore e i giorni e i secondi del mio tempo.
Vado avanti, o forse sto andando leggermente in diagonale rispetto al non tracciato che mi ero prefisso di seguire, mi sembra di essere braccato dalla mia stessa ombra che possiede lineamenti diversi rispetto al mio corpo.
La cosa non mi dispiace.
Ieri sera ho provato a cucinare pasta al pesto con gamberetti senza assaggiare nulla e in nessun momento della preparazione...avrei dovuto farlo.
mercoledì 5 novembre 2014
ENNE SI MO
...un nuovo ennesimo inizio.
Mi piace.
Lascio che il tempo riporti le cose come erano.
Il blog è di più.
E' molto rispetto al resto del digimondo catramoso che c'e' in giro.
Verrò a cercarvi amici/utenti di sempre.
So' che siete li, so che come me, avrete cambiato cento blog..ma siete li..lo sento.
Credo ai passaggi di consegne, come simboli di coesistenza multi direzionale.
Voglio quindi credere in questo blog.
Alla fine è sempre il più comodo ed accogliente dei rifugi al me stesso.
Mi piace.
Lascio che il tempo riporti le cose come erano.
Il blog è di più.
E' molto rispetto al resto del digimondo catramoso che c'e' in giro.
Verrò a cercarvi amici/utenti di sempre.
So' che siete li, so che come me, avrete cambiato cento blog..ma siete li..lo sento.
Credo ai passaggi di consegne, come simboli di coesistenza multi direzionale.
Voglio quindi credere in questo blog.
Alla fine è sempre il più comodo ed accogliente dei rifugi al me stesso.
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